Lago Inle e Nyaungshwe (Myanmar – Birmania)

Lago Inle, un altro meraviglioso posto immerso nella natura rigogliosa, un immenso specchio d’acqua contornato da qualche rilievo montuoso, degno finale del mio viaggio in Myanmar.

partenza per il lago Inle (Nyaungshwe, Myanmar)

partenza per il lago Inle (Nyaungshwe, Myanmar)

Raggiungo la polverosa cittadina di Nyaungshwe nel primo pomeriggio. Il trasferimento dall’aeroporto di Heho non è stato poi molto lungo, circa un’ora lungo una strada abbastanza trafficata che, verso la fine, confluisce in una zona piena di acquitrini e viali alberati. Siamo proprio nei pressi del lago. La mia guesthouse è a pochi passi dalle rive di un canale, uno dei tanti, dove sono ormeggiate decine di grandi imbarcazioni dalla forma allungata, stipate una a fianco dell’altra. Domani, in una di quelle lance, trascorrerò una intera giornata a navigare, alla scoperta delle molte cose che questo luogo sa offrire. La camera del mio piccolo albergo non è in buone condizioni. C’è una umidità pazzesca che, anche al sole caldo del pomeriggio, appanna tutti i vetri: la brina letteralmente sgocciola dalle finestre fin sopra la logora moquette che ricopre il pavimento di cemento. La camera odora di muffa ed è molto polverosa. Sopra il letto, ed è la prima volta che  mi capita in questo viaggio, vedo appesa una grande zanzariera tutta raggomitolata. Mi sa che questa notte l’aprirò e ci dormirò sotto: non è proprio stagione di malaria ma ho l’impressione che nella stanza vi siano molti insetti.

stupa antichi della Shwe Inn Thein Paya (Inthein, Myanmar)

stupa antichi della Shwe Inn Thein Paya (Inthein, Myanmar)

Decido di dedicare il pomeriggio alla perlustrazione della piccola città di Nyaungshwe, sopra una bicicletta presa a noleggio. In realtà non c’è molto da vedere. La cittadina, forse di 10.000 abitanti, ha una forma reticolare, con le strade principali che costeggiano i lati del mercato disegnando un quadrato quasi perfetto. Visito velocemente le cose più interessanti: la Yadana Man Aung Paya con il suo stupa dorato “a gradoni”, il defilato Monastero di Shwe Yaungwe, arrivando fin quasi ai villaggi che si affacciano sui canali più a sud. Decido quindi di fare un salto al Mingala Market risalendo lungo il viale principale, sfrecciando in bicicletta in mezzo a quelle strade polverose e trafficate. Il mercato è semicoperto, pieno di gente, ed è molto caotico. Si vende un po’ di tutto: ortaggi, frutta, pesce (pungente l’odore che c’è in alcune zone del mercato in questo caldo e umido pomeriggio), vestiti e tessuti. I piccoli negozi espongono merce con le marche contraffatte, alcune in modo perfino ingenuo (come la tuta marca Adiods con logo e caratteri uguali a quella Adidas). Nyaungshwe è tutta qui, ma ho ancora il tempo per prendere contatto con un barcarolo per l’escursione che farò domani e per rilassarmi in un piccolo ristorantino nei pressi del mercato dove ordino birra e noodles caldi.

Shwe Inn Thein Paya (Inthein, Myanmar)

Shwe Inn Thein Paya (Inthein, Myanmar)

Quando rientro all’albergo è già buio e solo con una certa difficoltà riesco a ritrovare l’entrata della mia guesthouse che fortunatamente ha una gigantesca insegna luminosa, completamente spropositata rispetto alla grandezza dell’edificio grigio, molto stretto e allungato. Di sera la stanza appare ancora più malandata: poca luce, qualche falena che svolazza qua e là, un’aria densa dell’umidità sempre più alta, l’odore di muffa. Intorno all’albergo è tutto scuro: pochi lampioni, cortili in penombra, qualche cane abbaia furiosamente. Non mi resta che andare a dormire sotto la zanzariera per svegliarmi alle prime luci del mattino e raggiungere il molo. Il barcarolo, un uomo grassoccio, sulla cinquantina, di nome Aung, mi sta aspettando proprio all’uscita dell’albergo. In pochi minuti siamo al molo, nei pressi di un canale maleodorante e pieno di immondizia a nord di Nyaungshwe. Aung mi conferma che sarò l’unico passeggero della grande imbarcazione che ora sta filando accompagnata dai gabbiani lungo canali sempre più ampi che costeggiano villaggi rurali e, infine, sfociano nel grande lago Inle. Già all’imboccatura dello specchio d’acqua il paesaggio è veramente straordinario.

pescatori sul lago Inle (Myanmar)

pescatori sul lago Inle (Myanmar)

Noto subito in lontananza i profili controsole delle barchette sopra le quali i pescatori di etnia Intha, in perfetto equilibrio, stanno pescando. L’abilità di questi pescatori è notevole. Se ne stanno a poppa delle barche tenendo il remo tra l’ascella e una gamba, restando in equilibrio unicamente con l’altra gamba e utilizzando entrambe le mani per gettare e tirare su, in continuazione, delle grandi ceste con le quali talvolta si riesce a catturare qualche preda. Le barche fanno lenti movimenti circolari sopra le acque del lago Inle che in questa mattinata sono calme e avvolte da una leggera foschia. Navigando per il lago Inle sono innumerevoli le cose interessanti da osservare: oltre ai pescatori, anche tanti orti galleggianti dove si coltivano pomodori, oppure località nascoste tra le anse del lago, luoghi con importanti edifici religiosi che si fondono con le rigogliose foreste, villaggi rurali. In questa meravigliosa giornata visitiamo per prima cosa Inthein, villaggio raggiungibile percorrendo uno stretto canale immerso tra la vegetazione di canneti che finisce in una rigogliosa giungla selvaggia. Questo è un luogo particolarissimo. Passeggiando per un sentiero, oltrepassando modeste scuole in legno dove i bambini piccoli stanno giocando dentro a dei bidoni arrugginiti con i bordi taglienti, si arriva ad una vera a propria “foresta di stupa” la Nyaung Ohak, un luogo dove molti antichi stupa in pietra sono avvolti dalla vegetazione fittissima.

canale nei pressi del tempio Phaung Daw Oo Paya (Lago Inle, Myanmar)

canale nei pressi del tempio Phaung Daw Oo Paya (Lago Inle, Myanmar)

Accanto agli stupa antichi vi sono centinaia di stupa moderni dal colore scintillante, che fanno da contorno alla scalinata coperta che risale fino alla Shwe Inn Thein Paya, una pagoda con oltre mille stupa, tutti costruiti tra il 1600 e il 1700. La vista è incantevole: i riflessi dorati degli stupa che sembrano tanti piccoli alberi affiancati uno all’altro, l’acqua del fiume, la giungla con le rovine degli stupa più antichi… Osservo un bambino piccolissimo, vestito con una tutina di pile tutta impolverata, che gioca tra la polvere e il fango. Sorride quando gattona verso di me tenendo in mano un tubetto di colla vuoto. Tutte le donne intorno (madre, sorelle, zie?) non lo badano per niente e finisce che il bimbetto scivola sui gradini cadendo rovinosamente. Solo in quel momento si alza una donna che lo prende in braccio, lo pulisce un po’ e mi saluta sorridendo. Anche il bambino sta sorridendo: non si è fatto nulla. Proseguiamo verso il centro sacro più importante della zona: la Phaung Daw Oo Paya. Ormeggiamo lungo un canale ove l’acqua ha il colore del fango e dove si trova un ponticello in legno percorso da decine di persone, prevalentemente studenti che stanno rientrando da scuola. La Pagoda si trova sopra un grande spiazzo pavimentato ed è ben visibile in lontananza. Le statue dei Buddha, al suo interno, sono coperte da minuscole foglie d’oro che vengono applicate continuamente dai fedeli, tanto che ormai i volti di ogni statua son quasi irriconoscibili e le forme un po’ indefinite.

Nga Hpe Kyaung (lago Inle, Myanmar)

Nga Hpe Kyaung (lago Inle, Myanmar)

Ma a me interessa di più tutto quello che ci potrebbe essere intorno alla pagoda: sono attirato dalle palafitte sopra i canali, dalle barche cariche di frutta e da una specie di capannone sull’acqua ove è custodita una imbarcazione da cerimonia riccamente ornata con statue di draghi. Passo un paio d’ore passeggiando nei dintorni prima di far ritorno ala pagoda, al ponticello di legno e alla barca dove Aung sta dormendo. Proseguiamo infine per il Monastero Nga Hpe, famoso per i gatti ammaestrati che saltano nei cerchi (ma di cui non ho visto l’ombra). Il monastero appare di improvviso con i suoi tetti in legno scuro e lamiera, ornati da dischi di metallo dorato. L’interno è austero e silenzioso: le statue sacre dorate sono collocate in mezzo ad una stanza foderata di legno scuro disseminata di colonne massicce. Infine rientriamo verso Nyaunngshwe, navigando ancora una volta sul lago aperto, ora dalle acque più scure e agitate, passando accanto ai pescatori Inthe, imboccando i canali sempre più stretti che conducono al molo. Ho tutto il tempo di riflettere su come sia particolare questo posto, ove la vita trascorre in piccoli villaggi tra l’acqua e la foresta, dove i ritmi sono lenti ma i luoghi sono animati. Raggiungo il mio alberghetto quando il sole è ormai tramontato. Lascio il mio zaino nella stanza sempre umida e polverosa. Poi mi metto in sella alla bicicletta per raggiungere il ristorantino dove ho mangiato anche la sera precedente. I viali più a sud di Nyaungshwe sono praticamente bui. In giro non c’è quasi nessuno…

Link utili:

Myanmar Ministry of Tourism – Inlay Lake

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