il Monte Kyaiktiyo (Myanmar – Birmania)

Yangon, 22 novembre 2015.

Una levataccia. Non ho recuperato neanche un po’ la stanchezza del lungo viaggio in aereo e il fuso orario. L’hotel non è male ed è pulito (il grosso scarafaggio che ho trovato in bagno questa notte si è arrampicato dall’esterno…) ma non ho chiuso praticamente occhio fino al suono della sveglia. Forse il farmaco antimalarico ha qualche effetto negativo su di me.

salita verso il monte Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

salita verso il monte Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

Fuori è ancora tutto buio. Il ragazzo della reception sta dormendo accovacciato sul bancone: non ho il coraggio di svegliarlo e lascio le chiavi sopra un vassoio. Ho circa 10 minuti per trovare un posto aperto per mangiare qualcosa, ma alle cinque e mezza di mattina non è facile. A pochi metri dal mio albergo però c’è un bed and breakfast che serve colazioni. I due camerieri mi hanno scambiato per un ospite e si affrettano ad apparecchiarmi la tavola. Uova, toast, marmellata, tè birmano. In dieci minuti mangio tutto e pago. Mr Wonnyang è già arrivato, puntualissimo. Ci vorranno forse quattro ore per raggiungere il monte Kyaiktiyo, lungo una strada a tratti trafficatissima e a tratti tortuosa e mal messa. Partiamo. Il  mio autista l’ho conosciuto all’aeroporto, nel giorno del mio arrivo. E’ un tipo sulla cinquantina, tranquillo, che parla poco. Forse perché il suo inglese è decisamente stentato. “Do you speak English?”. “Yes!”. “Are you sure?”. “Yes!”. “How long to the Golden Rock?”. “Yes!”. “No. Listen to me… to the Golden Rock… 3 hours, 4 hours?”. “Ah!… 3 hours. 1 hour biggahh…”. “Biggahh?”. “Yes! Biggahh… biggah… car, people…”. “Ah! PICK-UP! Ok!”. La conversazione va avanti un po’ così.

al monastero Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

al monastero Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

Le ore in realtà volano. Attraversiamo zone di campagna, piccoli villaggi dalle semplici case dai tetti in lamiera, campi. Ogni tanto vecchi camion che procedono lentissimi formano lunghe code. Mi rendo conto solo ora che in Birmania la circolazione è a destra ma tutte le macchine hanno il volante anch’esso a destra… Superare è difficilissimo perché il guidatore deve invadere quasi mezza corsia opposta per vedere le altre autovetture che circolano sull’altro senso di marcia. Riesco anche a dormire un’oretta. Il sole è alto quando finalmente giungiamo al villaggio da dove partono i pick up. Mr Wonnyang si da un gran daffare per trovarmi un  posto sopra uno di questi enormi furgoni, dove le persone sono letteralmente stipate sopra panche disposte in file. Sopra il pick up sono l’unico occidentale. Stranamente anche sugli altri furgoni ho notato pochissimi europei. I miei vicini di posto sono cinesi e parlano inglese. Mi chiedono un po’ di cose del mio viaggio e sorridono. La salita dura circa mezz’ora. I pick up sfrecciano lungo una strada tortuosa molto stretta. Tutto intorno si alza vento e polvere. Rifletto sul fatto che i posti migliori sono quelli più riparati subito dietro la cabina di guida. Di tanto in tanto noto che i passeggeri gettano dei sacchetti di plastica dal mezzo in corsa: la gente ha il vizio di mangiare anche durante la salita piena di curve e molte persone si sentono male rigettando il pasto… Certo come spettacolo non promette bene…

sul monte Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

sul monte Kyaiktiyo (Myanmar-Birmania)

Il pick up si ferma in un parcheggio coperto dove ci sono migliaia di persone. Chiedo informazioni ai miei due vicini di posto. Mi dicono che occorre camminare per circa un quarto d’ora per raggiungere la sommità del monte Kyaiktiyo. Il panorama comincia a definirsi: la vallata verdeggiante, il cielo azzurro e il sole che illumina la sommità di lontani monasteri, è una immagine stupenda. In pochi minuti sono arrivato all’ingresso della pagoda. Come in ogni luogo di culto, qui in Myanmar occorre toglierete scarpe e calze. Passo accanto ad una terrazza che si affaccia sulla vallata. Alcuni pellegrini si soffermano per qualche minuto battendo le campane con dei pezzi di legno. E finalmente il masso lucente appare. Il Golden Rock è una pietra coperta da lamine d’oro che sembra in bilico sullo sperone di roccia, sormontata da un piccolo stupa. E’ uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del Myanmar e accoglie giornalmente migliaia di fedeli che pregano appoggiando le mani su quella roccia così singolare. Passo un paio d’ore a rimirare quel tempio naturale, il paesaggio intorno, il grande cortile della pagoda dove molte persone si riposano su stuoie al riparo dal sole. C’è un’aria festosa, mistica, magica. Ne è proprio valsa la pena.

Ritorno lentamente al paese alle pendici del monte. Mr Wonnyang è già che mi aspetta per riportarmi a Yangon. Ma prima occorre visitare Bago.

Myanmar Tourism Ministry – web site

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