Zagora e la Valle del Draa – Marocco

Zagora è una città di frontiera nel sud del Marocco, a un centinaio di chilometri dal confine con l’Algeria. E’ una città alle porte del deserto, immersa in un’oasi con un grande palmeto faticosamente protetto dalla sabbia che incessantemente viene sospinta dal vento.

Raggiungemmo Zagora attraversando la vallata del fiume Draa, alle pendici della catena montuosa dell’Alto Atlante dove gli alti picchi, alcuni di oltre 4000 metri, sono spesso innevati. La vallata a prima vista sembrava rigogliosa ma, costeggiando il corso del fiume, notammo invece i segni evidenti della siccità che durava ormai da alcuni anni: il corso d’acqua era quasi secco (come lo era quello del fiume Ziz più a nord) e il terreno all’ombra dei palmeti era spaccato per la mancanza di umidità.

sulla via per la kasba (Zagora, Marocco)

sulla via per la kasba (Zagora, Marocco)

A Zagora le abitazioni del centro erano color ocra e il clima era torrido. Per le strade c’era pochissima gente: alcuni uomini che andavano verso le piantagioni della periferia e una donna che camminava sotto il sole completamente avvolta in un velo nero. Sulla rotonda all’incrocio tra Avenue Hassan II e Boulevard Mohammed V notammo uno sbiadito cartello. Era la leggendaria insegna che indicava la direzione di un’antica pista carovaniera per la città di Timbuctù (ora nel Mali), raggiungibile in 52 giorni a dorso di dromedario.

All’arrivo nel nostro albergo ci rendemmo conto che, specie lontano dalle città, il Marocco era un paese in difficoltà. I turisti a Zagora erano pochissimi e anche nel nostro grazioso hotel, che aveva un bel giardino con alte palme, c’erano forse solo altri 4-5 viaggiatori. Nella nostra camera il copriletto era ricoperto da un dito di polvere e sulla tenda colorata della finestra si era arrampicato un enorme ragno. Alla reception il direttore dell’albergo, con fare molto educato e imbarazzato, ci chiese se potevamo lasciare qualche dirham di mancia per le cameriere della struttura che non prendevano più lo stipendio ormai da mesi.

sulla via per la kasba (Zagora, Marocco)

sulla via per la kasba (Zagora, Marocco)

Nel tardo pomeriggio il caldo secco si attenuò molto. Approfittammo del clima gradevole per fare una breve escursione fino ad un’antica kasba che si trovava all’inizio della zona desertica, accompagnati da un ragazzo tuareg che lavorava presso il nostro albergo. Costeggiammo i palmeti, anche qui un po’ secchi, all’ombra dei quali si stavano riposando alcuni dromedari, e proseguimmo fino alle porte della città dove file di recinzioni, fatte di piccole canne unite tra loro, riuscivano un po’ a tener lontano la sabbia spinta dal vento del deserto. Passammo per le basse case in muratura dove la gente poteva attingere l’acqua da un profondo pozzo scavato nella sabbia, fino a raggiungere la kasba vera e propria quando il sole era già tramontato. Tutta la zona era un dedalo di stretti e bui passaggi tra le abitazioni a più piani costruite con fango e paglia, molto modeste. Alla fine, esausti, ritornammo verso l’albergo ripercorrendo quasi nell’oscurità i sentieri tra i palmeti, ora sferzati da un vento sostenuto.

La cena fu indimenticabile. Seduti sui divanetti di velluto riuscimmo a degustare uno dei più elaborati piatti della cucina marocchina che avevamo ordinato al nostro arrivo nel primo pomeriggio e che, dopo molte ore di preparazione, era finalmente pronto. Era la pastilla (in arabo bastaila): una larga sfoglia a più strati, servita su un grande vassoio circolare, ripiena di carne di piccione, uova, mandorle, zafferano, cannella, foglie di menta e zucchero a velo.

Non riuscimmo a mangiare che un paio di fette…

Link utili:

Ente Nazionale per il Turismo del Marocco – Zagora e il Sud

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2 Replies to “Zagora e la Valle del Draa – Marocco”

  1. lati

    siete alle porte del deserto! cosa pensavate di trovare? la foresta ammazonica!!!!
    gli alberghi ( pochi) non lavorano molto perche i turisti non si trattengono molto essendo una zona con poche attrazioni ( a parte il deserto).
    non era più utile dare piu descrizione del paesaggio che soffermarsi sulle cose materiali?

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    • Alessandro Ceci Post author

      Buongiorno Daouil… scusa ma non conosco il tuo nome.
      Ho riletto il post e il tuo commento che, infin dei conti, contiene una critica “costruttiva”.
      Ho fatto il mio primo viaggio in Marocco nel lontano 2003 (nel disclaimer preciso che i post, per i miei primi viaggi, sono molto più recenti dei viaggi). I ricordi sono quelli che ho scritto. In quell’anno il Marocco (così mi ha detto gente del luogo) era attanagliato da una siccità perdurante e inusuale. E il turismo soprendentemente ad un livello sotto la media. Tutto il mio primo viaggio in Marocco (e i post che ho scritto sono numerosi) è stato comunque indimenticabile.
      Nel 2017 (dopo 14 anni!) sono ritornato a Marrakech (con mia figlia che allora aveva 10 anni e che si è divertita moltissimo, sopra ogni aspettativa) e il viaggio è stato ancora incantevole. Probabilmente il prossimo inverno ci ritornerò per visitare ancora le capitali imperiali… E sarà incantevole, ne sono certo… Però nel 2003 il clima era quello, la situazione era quella, i ricordi sbiaditi (come le fotografie su pellicola che ho scansionato per aggiungerle ai post) sono quelli…
      Grazie a buona giornata.
      Alessandro

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