Tbilisi, 5-8 settembre 2016
Ultimamente, tutte le volte che arrivo in posti sconosciuti, è sempre notte e le strade sono buie. Mi è successo pochi giorni fa a Baku, mi succede anche ora. Però questa volta non sono in centro. Il taxista sta guidando da una ventina di minuti, e tutto quello che vedo sono le sagome di grandi palazzi un po’ malmessi della periferia. In giro c’è poca gente, si vedono le luci di qualche negozio, qualche ufficio chiuso e nulla più. L’albergo è dentro una stradina, quasi al termine di una leggera salita. Fuori non sembra male: c’è un grande cancello e un ingresso illuminato. Bastano pochi minuti e vengo letteralmente travolto dalla famosa ospitalità georgiana. Irakli e Natìa, che lavorano alla reception, mi accolgono calorosamente. Irakli è un ragazzo magro dai capelli rossicci che parla un buon inglese. Natia è una ragazza carina dai capelli biondissimi. Mi chiedono come sia andato il viaggio, se gradisco un the o qualcos’altro e subito dopo fanno quasi a gara per illustrarmi tutto quello che devo sapere sull’albergo e sulla mia camera. Con un certo orgoglio mi mostrano la stanza: è grandissima, con un letto enorme e una bella veranda da cui si vede parte della città. Non siamo proprio vicino al centro (lo avevo capito!) ma siamo a pochi minuti a piedi dalla fermata della metropolitana: muoversi per la città non sarà affatto un problema.
Ormai è tardi ma decido di accettare l’invito di Irakli e di mangiar qualcosa con lui: un po’ di salumi, un po’ di formaggio, un pezzo di pane e una birra… Poi, in camera, comincio a studiare un po’ l’itinerario per l’indomani. Starò a Tbilisi tre giorni ma avrò solo una giornata per visitare la città, considerato che andrò anche a Kazbegi e poi a Mtskheta. Di mattina presto il cielo è azzurrissimo. Sembra che sarà una giornata splendida e calda. Realizzo meglio quanto avevo già capito: mi trovo decisamente in periferia ma, alla luce del sole, le strade e i palazzi intorno mi sembrano meno opprimenti e la zona meno desolata. Irakli mi ha regalato la tessera plastificata per la metropolitana: devo solo ricaricarla alla prima fermata utile con qualche lari. Viaggiare in metropolitana è effettivamente veloce e molto conveniente, meno di mezzo euro per una corsa. Però mi rendo subito conto che la segnaletica è un po’ confusa. Tutti i cartelli sono infatti scritti in georgiano. Solo nei pressi dei binari l’itinerario è scritto anche con caratteri latini, ma c’è un altro problema. La mia fermata è proprio il capolinea ovest della linea Saburtalo. Da qui partono i convogli in direzione Station Square (dove devo cambiare per prendere l’altra linea e scendere a Rustaveli o Freedom Square). Tuttavia NON tutti i treni proseguono dopo la prima fermata! Per un motivo a me oscuro un treno su due, ritorna subito indietro… Occorre pertanto far riferimento ad un altro segnale (scritto in georgiano!) che indica la direzione che prenderà la metro dopo la prima fermata… Ovviamente scopro tutto questo subito dopo aver preso il convoglio sbagliato.
Rustaveli è una piazza e un punto di incontro molto frequentato e da qui si può iniziare a passeggiare lungo un grande viale che conduce a Piazza della Libertà e alla città vecchia. C’è un fast food di una famosa catena: ultimamente osservo sempre i prezzi dei menù per farmi un’idea veloce sui prezzi di un paese. Il menù classico costa meno di 5 Euro: in Italia sarebbe costato 8/9 Euro. La passeggiata verso Piazza della Libertà è piacevole, anche in mezzo al traffico che è già molto sostenuto anche a quest’ora del mattino. Si incontrano edifici interessanti. Un palazzo austero in stile classico con la bandiera georgiana e con un paio di militari posti a guardia dell’ingresso. E’ il Parlamento. Sull’altro lato della strada noto le prime caratteristiche chiese georgiane, con la pianta a croce e il tipico elemento quasi cilindrico centrale, e il colorato Teatro dell’Opera. Freedom Square in definitiva è un grande piazzale circondato da eleganti edifici con al centro una colonna bianca sormontata dalla statua di San Giorgio tutta dorata e splendente. E’ da qui che inizia la parte più vecchia e per me interessante di Tbilisi: un dedalo di stradine, alcune in acciottolato, piene di locali, ristoranti, negozietti. Alcuni dei monumenti più importanti sono in questa zona… La bellezza della cattedrale Sioni è per me inattesa: la luce del mattino e le nuvole bianche del cielo incorniciano questo meraviglioso e piccolo edificio dalle forme tipicamente georgiane.
Tutta la via Erekle è in effetti affascinante: si passa nei pressi del Patriarcato e, in rapida successione, alla raccolta chiesa Kari, all’antica chiesa Anchishkati fino ad una curiosa Torre dell’Orologio. Da lontano mi sembra che questa torre stia per cadere: è tutta disallineata e, da un lato, sembra pericolosamente appoggiarsi ad una lunga trave di metallo messa a puntello della base. Non ci si accorge subito dell'”inganno”: la torre in realtà è moderna e solidissima, anche se ha l’aspetto volutamente diroccato e cadente… Il giro è ancora lungo: c’è la chiesa Metheki aldilà del fiume con la statua a cavallo di Vaktang Gorgasale, sulla sommità di una breve salita da cui si può osservare, in basso, il moderno Ponte della Pace. Poco distante partono le funivie per la Fortezza Narikala, nei pressi della quale si erge la lucente statua della Madre Georgia. La salita con questo caldo sarebbe impegnativa: meglio farsi trasportare e poi scendere tranquillamente lungo il sentiero che conduce alla chiesa di San Nicola. Tbilisi però è anche una città con evidenti segni della sua travagliata storia. Poco lontano dal centro, verso Avlabari, le cose cambiano repentinamente. Se l’imponente e moderna Cattedrale Sameba (della Santissima Trinità) è realmente grandiosa, tutta l’area circostante è invece modesta. Le case assumono colori grigiastri, spesse volte hanno i vetri danneggiati e, in alcuni casi, hanno fessurazioni molto profonde sui muri.
Alcuni edifici sono inclinati, appoggiati uno all’altro. Altri hanno vistose crepe ed evidenti segni di cedimenti. Sorprende un po’ trovare un importante edificio istituzionale, il Palazzo Presidenziale in stile classicheggiante, proprio in questa zona letteralmente a pochi metri dalle case di un quartiere popolare. Esausto ritorno verso la parte vecchia. Sono affamato. Mi fermo ad uno dei tanti ristoranti che sembrano molto accoglienti. Scopro così un’altra qualità di questa bella terra: la cucina e il vino. I khachapuri (focacce salate di formaggio), i khinkhali (ravioli ripieni con carne, formaggi o funghi), gli spiedini, il vino rosso… Tutto delizioso. La sera arriva troppo presto! Avrei ancora molte cose da vedere ma il tempo è scarso. La strada per rientrare all’albergo si complica alla “famigerata” fermata Delisi dove occorre scendere e aspettare un altro treno proveniente da Vahza. Quel treno potrebbe ritornare a Vazha (dove sono diretto) oppure andare verso il centro, il binario è unico. Tutto è scritto nel cartello in caratteri a me incomprensibile. Ma l’ospitalità georgiana si materializza ancora una volta. Una donna poliziotto si avvicina perchè ha gia capito tutto… Senza neanche aspettare la mia domanda indicando il treno in arrivo mi dice “No Vazha…” e con un gesto mi fa capire che dovrò salire sul secondo treno. Appena messo piede in albergo Irakli mi viene incontro sorridendo… “Ti piace la birra?”. Certo che mi piace. E allora che birra sia, magari bevuta in compagnia anche di Natìa, di un altro georgiano e di due iraniani che suonano la chitarra molto bene. Che atmofera Tbilisi: monumenti magnifici, chiese antiche, edifici austeri, case pericolanti, buona cucina, ospitalità, calore umano.
Ma anche modernità e professionalità. Come quella della dottoressa che, due giorni dopo, mi avrebbe visitato (e rincuorato) al moderno ospedale poco distante dall’albergo, dopo uno spiacevole incontro con un cane nella cittadina di Mtskheta… ma questa è un’altra storia che racconterò in un altro post.
Link utili:
Official Georgian Government Tourism Website (English)
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