Kazbegi e la Strada Militare Georgiana (Georgia)

lago Zhinvali, sulla via per Kazbegi (Georgia)

lago Zhinvali, sulla via per Kazbegi (Georgia)

Mattina presto a Tbilisi, fa un po’ fresco ma il cielo è limpido e sembra proprio che sarà una giornata di pieno sole. Ci ritroviamo nei pressi di Tavisuplebis Medani per cominciare una escursione fuori dalla capitale che mi porterà lungo la Strada Militare Gerogiana fino a Kazbegi, ai piedi degli imponenti monti che formano la catena del Caucaso. Osservo la vettura sulla quale viaggeremo: un minivan dall’assetto insolitamente alto, con grandi pneumatici con profondi battistrada. Sul mezzo saliamo in otto: c’è una signora austriaca con la figlia ed un altro ragazzino georgiano, una giovane madre di Tbilisi con il figlio appena sedicenne, c’è poi Zura un simpatico ragazzo che ci farà da guida per tutto il giorno, l’autista ed io. Il mezzo è veramente comodo e in poco tempo usciamo dalla capitale imboccando la strada che porta a nord verso la catena caucasica. Dopo meno di un’ora c’è la prima sosta e subito posso prendere contatto con la meravigliosa natura georgiana, fatta di boschi, laghetti e chiesette fortificate dai tetti conici. Arriviamo al lago Zhinvali con i suoi colori stupefacenti. Sulle placide acque turchesi si specchiano i monti, ancora bassi, che delimitano una specie di ansa. Poco lontano la bella cittadella fortificata di Ananuri, proprio sulle rive del lago, con la chiesa dell’Assunzione e un piccolo terrazzamento da cui si può osservare tutta la natura intorno.

nubi sul Caucaso (Kazbegi, Georgia)

nubi sul Caucaso (Kazbegi, Georgia)

Un paesaggio magnifico e silenzioso, udendosi unicamente il sibilare del vento tra quelle mura medievali. Intanto comincio a conoscere i miei compagni di viaggio e la nostra guida che, in perfetto inglese, comincia a spiegare la storia del luogo. La madre georgiana, all’apparenza veramente giovane, sta accompagnando il figlio per una occasione speciale: giunti sul passo di Jvari, e quindi ben prima di Kazbegi, si  staccheranno dal nostro gruppo perché è previsto un volo con parapendio lanciati a oltre 2.000 metri… Ripreso il tragitto, c’è tempo ancora di fermarsi qualche minuto per osservare una insolita concrezione rocciosa, di color sabbia, lucente e umida per le infiltrazioni di sorgenti d’acqua. Quindi la strada comincia a diventare più tortuosa salendo lentamente e aprendosi su ampie vallate, verdissime e all’apparenza disabitate, e si cominciano a vedere le cime più alte. Al passo Jvari, a quasi 2.400 metri, facciamo un’altra breve sosta. C’è un’area pianeggiante con qualche chiosco che vende souvenir e quello che viene chiamato”snack georgiano”: si tratta del churchkela, un curioso dolce, che ha una forma di salsiccia, fatto con frutta secca e noci che sembrano glassate con succo d’uva. Questi dolci se ne stanno appesi al vento e, all’apparenza, non sono per niente invitanti, ma sono da provare! Nei pressi c’è il moderno monumento dell’amicizia tra la Georgia e la Russia.

monumento dell'amicizia (Kazbegi, Georgia)

monumento dell’amicizia (Kazbegi, Georgia)

Un grande spiazzo circolare circondato da un alto muro decorato con una sorta di mosaico moderno e variopinto. Ai lati del perimetro vari balconi si aprono sulla vallata sottostante, regalando panorami mozzafiato. E’ dopo il passo che la strada cambia radicalmente e la salita si fa molto più impegnativa. Capisco d’un tratto l’utilità dell’assetto rialzato del mezzo sui cui viaggiamo. Sull’ultimo tratto di salita, che attraversa minuscoli paesetti di montagna dalle modeste case di legno, la strada diviene completamente sterrata, con profondissime spaccature dentro le quali i pneumatici affondano per quasi metà del loro diametro. In alcuni casi, specie quando i veicoli provenienti da direzioni opposte di incrociano, si procede ancora più lentamente, e ci si deve accostare sul ciglio della strada fino ad inclinarsi paurosamente a seconda dei casi, sul costone di montagna o sul bordo strada, con la sensazione (errata) di rovesciarsi su un fianco da un momento all’altro. L’ultimo tratto di salita in effetti è impegnativo e scomodo. Ma giunti sulla sommità, d’un tratto, si è letteralmente colpiti dal panorama del Caucaso. La sommità del monte si appiattisce di colpo, sembra di essere sopra un altopiano (a 2.200 metri d’altezza) rigato da piccoli sentieri che si stagliano sul manto verdeggiante tutto intorno.

chiesa di Tsminda Sameba (Georgia)

chiesa di Tsminda Sameba (Georgia)

L’altopiano è circondato dalle vette alte e scure avvolte da nuvole bianchissime. Zura indica il monte Kazbeg, con la cima che supera i 5.000 metri, e la direzione del valico oltre il quale c’è la Cecenia. La vista è realmente sublime: colpiscono le alte cime, i prati verdeggianti, le nuvole bianchissime che avvolgono le cime, l’apparente assenza di antropizzazione, salvo i numerosi turisti. Davanti a noi, finalmente, la chiesa di Tsminda Sameba, che risalta dallo sfondo di quei picchi selvaggi. Sembra minuscola e spersa in mezzo a quello spazio immenso. La vista da ogni lato è magnifica e la chiesa si integra perfettamente col paesaggio intorno. A Tsminda Sameba visitiamo gli interni: ma io sono colpito dalla grandiosità di quella natura selvaggia e mi dilungo all’esterno, sul versante nord, dove spira un vento fresco. Siamo ai primi di settembre e qui fa già fresco: penso a cosa dev’essere questo posto nel pieno dell’inverno. Dopo circa un’ora è già tempo di rimetterci in marcia, per rientrare a Tbilisi. Zura ci chiede se preferiamo andare a mangiare in ristorante o in una casa nei pressi di Ananura dove si può assaporare la vera cucina casalinga georgiana. Sarà una “trappola per turisti”?

panorama sulla vallata (Kazbegi, Georgia)

panorama sulla vallata (Kazbegi, Georgia)

Zura ci dice che realmente mangeremo divinamente per cui non abbiamo alcun dubbio e ci dirigiamo verso Tbilisi. Capitiamo nei pressi di una piccola casetta con un giardino un po’ selvaggio. All’interno un grande ambiente con le tavolate e la cucina. E’ già tutto pronto: una tavola imbandita con i piatti poggiati sopra altri piatti, tanta è la quantità di cibo sul bancone. C’è di tutto: i famosi ravioli kinkali, la focaccia al formaggio khachapuri, pane, spezzatini di carne, una specie di moussaka di melanzane, dolci. E vino. Vino rosso georgiano, abbastanza leggero, delizioso. Mangiamo e beviamo in compagnia. Alla fine mi alzo ed esco un po’ sul portico che si affaccia sul giardino. C’è Zura. Faccio una faccia come dire: non ce la faccio più! Mi guardo la pancia, constatando che ho qualche chilo di troppo. Alzo lo sguardo e noto che Zura sta facendo lo stesso. Ci mettiamo a ridere. Poi fumiamo una sigaretta prima dell’ultimo brindisi a base di vodka.

Link utili:

Kazbegi – Georgia Travel

 

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