Meknes – Marocco

Il viaggio da Rabat a Meknes fu molto breve, appena un paio d’ore di guida lungo una veloce superstrada poco trafficata, e questo fu un bene tenuto conto che sia io che Martina eravamo febbricitanti a causa di una intossicazione alimentare che da un giorno ci causava spossatezza e vomito.

nella medina di Meknes (Marocco)

nella medina di Meknes (Marocco)

Così, appena arrivati a Meknes, chiamammo un medico che ci visitò e ci prescrisse una cura a base di antibiotici che fortunatamente fecero effetto quasi subito. Tant’è che il giorno dopo eravamo già in piedi, anche se ancora un po’ deboli, per visitare la città e il suo caotico souq, sicuramente più vasto di quello di Rabat. Per le vivaci stradine era un susseguirsi di banchetti che vendevano frutta, vestiti, drappi e tappeti colorati, spezie. Una folla rumorosa costituita quasi esclusivamente da uomini, molti dei quali vestiti con le tradizionali tuniche galabyya di colore grigio o azzurro pallido, camminava come noi tra le strette vie contrattando con i venditori ed evitando i carri trainati da asini che, di tanto in tanto, intralciavano gli angusti passaggi.

palazzo (Meknes, Marocco)

Medersa di Bou Inania, facciata interna (Meknes, Marocco)

Trovammo Meknes davvero affascinante. Questa antica città imperiale, immersa in una zona di vaste pianure riccamente coltivate con cereali, agrumi e numerosi altri prodotti agricoli, è cinta da colossali mura che delimitano la bella medina. Entrammo nel cuore della città passando per la magnifica porta Bab El Mansour, una delle più imponenti e monumentali dell’intero Marocco, per perderci quasi subito nel consueto dedalo di vie senza alcuna indicazione.

scuderie reali, arcata (Meknes, Marocco)

scuderie reali, arcata (Meknes, Marocco)

Fu qui che, per caso, conoscemmo Naureddine, un giovane studente universitario che si stava laureando in letteratura italiana e che, per una cifra molto ragionevole, si offrì subito per farci da guida con entusiasmo. Così trascorremmo i successivi due giorni visitando con molta tranquillità tutta la città. Naureddine ci condusse all’interno di antichi palazzi, dalle cui balconate si potevano osservare incantevoli scorci su angoli tranquilli della medina. In alcuni tratti i portici riparati dal sole si affiancavano alle scintillanti facciate degli edifici e a luminosi balconi in legno intarsiato, creando degli incredibili chiaroscuri. Visitammo la bella Medersa di Bou Inania con i silenziosi cortili dalle pareti in pietra intagliata, gli stucchi decorativi e i tetti in ulivo intarsiato.

presso Bab el Mansour (Meknes, Marocco)

presso Bab el Mansour (Meknes, Marocco)

Poi di nuovo ci immergemmo per le vie del souq cedendo, dopo una estenuante trattativa, all’acquisto di un caratteristico tappeto berbero a quadrati rossi, blu e verdi. Bella fu anche la visita all’Heri es-Souani, antico luogo di sotterranei, di enormi granai e di antiche scuderie con gli archi a volta che si susseguono in una incredibile prospettiva apparentemente senza fine. Lì vicino c’è anche un vasto bacino, il lago di Agdal, che trovammo però alquanto fatiscente e sporco.

venditore d'acqua (Meknes, Marocco)

venditore d’acqua (Meknes, Marocco)

A Meknes, appena fuori dalla medina, ci sono anche numerose piazze abbastanza tranquille, con un po’ di gente, qualche automobile e qualche piccolo calesse.

Fu a Place el Hedim che si avvicinò a noi un anziano uomo, che indossava un abito rosso e delle babbucce di cuoio a punta, con un grande copricapo variopinto e numerose “mani di Fatima” di metallo appese al collo. L’uomo trasportava a spalla un recipiente di rame con un lungo beccuccio e diede a Naureddine una piccola ciotola. Naureddine bevve un paio di volte e quindi pagò il vecchio con una moneta di poco valore.

Poi, un po’ serioso, si rivolse verso di noi dicendo “Quell’uomo è veramente povero perché possiede solo quello che indossa e non vende altro che acqua”.

Link utili:

Unesco World Heritage – Scheda di Meknes

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