Lahic (Azerbaijan)

Lahic, settembre 2016.

Nell’entroterra dell’Azerbaijan, a nord ovest di Baku, il paesaggio cambia radicalmente. Un’estesa area desertica attraversata da una super strada a quattro corsie compare appena ci si lascia alle spalle la caotica  tangenziale della capitale. Poi, in direzione di Ismaily, poco oltre la piccola città di Samaxi, il paesaggio cambia nuovamente per lasciare il posto ad una zona montagnosa e decisamente più verdeggiante: salendo lungo le pendici, verso est, si raggiunge in poco tempo uno dei paesini di montagna più caratteristici dell’Azerbaijan, dove il tempo pare essersi fermato ad un centinaio di anni fa. Si tratta di Lahic, 200 Km da Baku, villaggio in pietra dalle stradine di ciottoli e dalle case in legno.

deserto sulla strada per Lahic (Azerbaijan)

deserto sulla strada per Lahic (Azerbaijan)

Noleggiare l’auto a Baku è stata una procedura un tantino lunga. Non avevo alcuna prenotazione e quindi c’è stata una lunga fase di contrattazione, conclusa a mio svantaggio perché il noleggio per una sola giornata non è visto come business particolarmente redditizio dalle compagnie. Poi c’è stata la fase di verifica dei danni esistenti al veicolo assegnatomi: un suv abbastanza scassato pieno di ammaccature e sfregi, con parti di plastica rotte e col cambio automatico non perfettamente funzionante (non ho ancora capito cosa servisse fare il check iniziale così particolareggiato sulla carrozzaria visto che uno striscio in più o in meno non sarebbe stato minimamente individuabile). Infine la fase di studio del tragitto con tanto di consigli da parte del noleggiatore sul percorso più diretto e scorrevole (peccato non avermi avvisato di un piccolo particolare come meglio scriverò in seguito). Come immaginabile la maggior difficoltà è quella di abituarsi subito al traffico da incubo della tangenziale: senza un compagno di viaggio è realmente impegnativo guidare in mezzo a colonne infinite di auto che procedono parallele a pochi centimetri una dall’altra, senza tener conto della segnaletica orizzontale, e nello stesso tempo stare attenti ai limiti di velocità e ai cartelli stradali non sempre facilmente leggibili. Superata la capitale il paesaggio e lo stile di guida cambiano molto: la tangenziale quasi senza soluzione di continuità si trasforma in una moderna strada bene asfaltata e poco trafficata, che costeggia un’area desertica affascinante. Una distesa di terra color sabbia, tutta ondulata, con la carreggiata che serpeggia fino all’orizzonte: non si nota quasi niente altro. La rare macchine, prevalentemente delle vecchie Mercedes e talvolta dei moderni suv, sfrecciano a tutta velocità mentre vecchissimi camion procedono lentamente, quasi fermandosi se la strada presenta una leggera salita tanto sono malridotti e carichi. Allora i guidatori accostano leggermente, rallentando ancora di più, sulla corsia d’emergenza e lasciano passare. Peccato però che in molti punti questo tipo di sorpasso teoricamente non sia consentito. E peccato che, abbastanza di frequente, appena oltre il punto di salita dove i camion accostano per lasciarsi superare, sono collocate delle macchine della polizia che subito avvisano un’altra pattuglia posta a qualche centinaio di metri più in là segnalando la targa di chi compie questo tipo di sorpassi che in realtà sorpassi non sono.

nebbia e rocce sulla strada per Lahic (Azerbaijan)

nebbia e rocce sulla strada per Lahic (Azerbaijan)

Se poi alla guida c’è un occidentale ecco che si rischia di essere fermati e inizia una vera e propria odissea. Vengo fermato da un agente dall’aria truce che mi parla in russo: non capisco una parola. L’agente non mi chiede nessun documento: non la patente, non il passaporto (e meno male perché, incautamente, l’ho lasciato in albergo a Baku), e neanche il contratto di noleggio. Mi fa capire che ho sorpassato in un punto dove è vietato. Obietto, gentilmente e un po’ a gesti, che il grande furgone che avevo superato si era quasi fermato proprio per lasciarmi passare, che aveva accostato finendo nella parte esterna e sterrata della strada e che comunque ero stao aldiqua della linea continua di mezzeria della carreggiata. Niente da fare. L’agente scuote la testa. Io ho già capito tutto: questa persona vuole solamente un po’ di soldi. Che fare? Piantare una grana col rischio di essere portato in un posto di comando sperso in qualche paesino della zona (non ho il passaporto con me e sarebbe un  motivo molto valido per trattenermi tutto il giorno per verificare la mia identità e il mio visto) o far buon viso a cattivo gioco e pagare una multa che, immagino, non sarà altissima? L’agente ficca la testa dentro la macchina e osserva un po’ le mie cose: lo zaino sul sedile posteriore, il mio abbigliamento (per altro molto sobrio), il mio orologio (un orologio sportivo che in Italia non ha un grandissimo valore). In pochi secondi mi cataloga come “ricco” occidentale e mi dice che la multa è 50 Euro. 50 Euro? Per quello che ne so la cifra dovrebbe essere meno di 1/5. L’agente continua a parlare in russo e capisce di avermi in pugno. Non mi resta che pagare, ovviamente senza avere in cambio alcun verbale e nessuna ricevuta, e continuare il mio viaggio per altro molto bello (almeno fino a quel momento…)

La mia guida però si fa molto cauta e a ragione: dopo appena un paio di chilometri noto un’altra macchina della polizia ferma in un altro punto “strategico” e capisco che basterebbe realmente poco per avere un’altra sanzione.

Intanto il panorama desertico ha lasciato il posto ad un paesaggio verdeggiante e decisamente collinoso. Purtroppo il cielo si è ingrigito e in alcuni tratti soffia il vento e piove. Sto iniziando la salita che mi condurrà a Lahic. Lungo il tragitto osservo alcune cose interessanti. La strada è sempre più stretta e sinuosa. Alcuni punti, privi di guard rail, si affacciano sopra un piccolo torrente fangoso che scorre tra i costoni di montagna di roccia scurissima. Càpito nei pressi di un ponte sospeso dove, pagando una modesta cifra, si può oltrepassare a piedi la piccola vallata bagnata dal torrente. Dal canto mio non riesco ad arrivare neanche a metà: le vertigini si fanno subito sentire e proprio non ce la faccio a stare un secondo di più sul quel ponte che è solido ma oscilla paurosamente sopra il baratro.

spezie in un negozio di Lahic (Azerbaijan)

spezie in un negozio di Lahic (Azerbaijan)

L’ultimo tratto di strada è più arduo: c’è solo una pista fangosa che ha un colore che in alcuni tratti si confonde con quello del fondo valle con il risultato che non si capisce sempre bene dove inizi il dirupo. Tutto intorno le montagne alberate sono ricoperte da una fitta nebbia. Procedo lentamente lungo la pista sterrata fino al paesino: di incanto Lahic compare tutto illuminato dal sole che intanto ha fatto breccia dalla coltre di nuvole basse. Il paesino è realmente piccolo: quasi tutto il centro abitato si snoda lungo la strada principale di ciottoli. Ai lati, per qualche centinaio di metri, è tutto un susseguirsi di casette in pietra e legno, con i piani a terra adibiti a laboratori artigianali, negozi di souvenir o negozi di spezie. Ai lati della strada si diramano viette che conducono ad altre abitazioni in pietra più defilate. Su uno dei lati della strada un sentiero in salita, che costeggia i cortili recintati in pietra di alcune case, conduce ad un’area più boscosa dove sorge un piccolo museo cittadino. Lahic merita una visita. Multa a parte, il viaggio da Baku è interessante: i panorami sono vari, la guida fuori della capitale è rilassante, si possono osservare cittadine rurali dove il tempo sembra essersi fermato e dove il tenore di vita è incredibilmente differente (e peggiore) da quello che si osserva nello sfavillante centro metropolitano sulle rive del mar Caspio. Intanto mi passa accanto un vecchio signore dai vestiti sdruciti a dorso di mulo. Osservo i venditori di spezie, i bambini che corrono nei vicoli, le macchine piene di ruggine, le modeste ma graziose casette ordinate con le loro porte in legno intarsiato…

Il viaggio di ritorno fila liscio fino alla famigerata tangenziale, dove tutto è bloccato. Finalmente mi immetto sul corso principale che conduce all’autonoleggio e in pochi minuti riconsegno l’auto. Tutto bene? Forse. C’è un’altra piccola formalità. Il proprietario deve collegarsi con il terminale che controlla gli autovelox per vedere se ho preso multe. “Ma come?”. “Eh si… lungo tutta la strada sopra i pali della luce ci sono delle telecamere!”. “Ma non potevi dirlo prima?”. “E tu non le avevi viste?”.

Si, le avevo viste ma non si sa mai. Aspetto qualche minuto. Il noleggiatore ritorna sorridendo: “Tutto bene non hai preso multe…”

Link utili:

Ministero della Cultura e del Turismo dell’Azerbaijan (english)

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