Bayon – Cambogia

28 novembre 2014

bassorilievo, Bayon (Siem Reap, Cambogia)

bassorilievo, Bayon (Siem Reap, Cambogia)

Giganteschi visi scolpiti nella roccia dominano lo spiazzo verdeggiante circondato dalla foresta: ognuno ritrae lo sguardo di Avalokiteshvara, la figura del buddismo nominata come il bodhisattva della grande compassione(1). Il sole comincia a tramontare dietro agli alberi e sotto un cielo finalmente limpido, senza l’umidità opprimente del pomeriggio, i bassorilievi risaltano in tutto il loro splendore. Il Bayon è semplicemente magnifico e, allo stesso tempo, un po’ inquietante. E’ il tempio che accoglie il visitatore che valica il varco meridionale dell’Angkor Thom, la metropoli fortificata che gareggia per splendore con l’altro enorme complesso templare dell’Angkor Wat. Diversamente da quest’ultimo, situato nel bel mezzo di un grande prato circondato da un vasto bacino artificiale, l’Angkor Thom è un’area molto estesa di templi ora immersi in una fittissima giungla di alti alberi, radure e specchi d’acqua. Una zona densamente abitata da scimmie, uccelli di molte specie e rettili. Il Bayon è uno dei templi più belli. Oltrepassato il ponte sui lati del quale decine di statue di guerrieri, assisi e con i lineamenti truci, sembrano far la guardia al varco, questa grande costruzione che da lontano sembra del tutto simile alle altre si intravede appena. Ma poi, avvicinandosi, la meraviglia aumenta fino a rimanere senza parole.

Il volto enigmatico del bodhisattva, più realisticamente quello del re Jayavarman VII costruttore del tempio, è stato replicato per oltre duecento volte sui lati delle oltre cinquanta guglie. Gli sguardi di pietra sembrano controllare tutto e tutti. Nei pressi dell’ingresso una statua di Buddha è avvolta da un drappo colorato. Le scalinate che conducono ai livelli superiori del tempio sono ripide e quello che si può osservare giungendo sul livello più alto è straordinario. Al terzo livello si vedono perfettamente le grandi effigi, solenni, gigantesche, ancora illuminate nei minimi dettagli dalla luce del sole. Il tempo per un attimo sembra fermarsi. All’orizzonte la foresta appare impenetrabile. In alcuni momenti si sente solo il sibilare di un leggero vento che si insinua tra quelle pietre millenarie così finemente scolpite. Poi gli straordinari bassorilievi, che avvolgono tutti i muri e le basi delle guglie per una lunghezza di oltre un chilometro. Si notano complicate scene di guerra che ritraggono migliaia di soldati khmer, rappresentazioni di battaglie navali, ma anche scene di vita quotidiana, raffigurazioni di feste per le vittorie del sovrano, perfino gli acrobati di un circo. Rifletto sul fatto che questo è solo uno dei molti templi giganteschi presenti nell’Angkor Thom, e che fortunatamente ho due giorni interi per visitare tutta la zona con molta calma.

Il sole ormai volge al tramonto e le zanzare cominciano a risvegliarsi. Questa è una zona dove c’è la malaria e la stagione delle piogge, mi han detto, è appena terminata: meglio non rischiare più di tanto la sorte e rientrare a Siem Reap. Scendo lungo le ripide scale, oltrepasso la statua di Buddha e mi dirigo ad una delle uscite. Decido di passeggiare ancora per qualche minuto intorno al tempio e di improvviso mi imbatto in una scena che pare un dipinto in cui la natura e l’arte si fondono perfettamente.

Su una pozza d’acqua un po’ all’ombra dei grandi alberi, la cima ancora luminosa del Bayon si specchia con i suoi magici colori e i volti giganteschi si moltiplicano senza fine…

Link utili:

Unesco World Heritage – Scheda di Angkor Wat (english)

Note:

1. Sostantivo maschile sanscrito che letteralmente significa “Essere ‘illuminazione”. Maggiori riferimenti al seguente link di Wikipedia

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