Tataouine e Matmata – viaggio in Tunisia 6/7

La parte sud occidentale della Tunisia è la regione più arida e calda del paese: un vasto territorio di laghi salati,  sabbia e montagne brulle sulle quali sono arroccati piccoli villaggi berberi in parte disabitati. Il Sahara, che dal Marocco si estende fino all’Egitto, ricopre gran parte di quest’area stretta fra i confini dell’Algeria e della Libia. E, tuttavia, basta percorrere poche decine di chilometri verso la costa mediterranea per ritrovare i rigogliosi paesaggi di pianure verdeggianti e di spiagge di sabbia bianca bagnate da una mare cristallino.

lungo lo Chott el Jerid (Tunisia)

lungo lo Chott el Jerid (Tunisia)

Da Tozeur dovevamo raggiungere la cittadina di Tataouine percorrendo la lunga e spettacolare strada asfaltata chiusa tra lo Chott el-Jerid e lo Chott el-Fejei. E’ una strada dritta, poco trafficata, che attraversa la superficie desertica dei due laghi salati. Ai lati della strada si trovava una lingua di sale candido, accecante alla luce del giorno, che ricordava la neve. La striscia di sale, lunga decine di chilometri ma larga appena qualche metro, a tratti si confondeva con uno strano torrente d’acqua rossa che scorreva, increspandosi, spinta da un debole venticello. Più di una volta accostammo l’auto sul ciglio della strada e ci incamminammo per qualche centinaio di metri verso il centro dello chott per accarezzare l’insolita “spiaggia” di sale bianco.

Ci vollero quasi due ore per percorrere i quasi centro chilometri della strada desertica e arrivare prima a Kebili, centro amministrativo della regione che trovammo per niente interessante , e successivamente a Douz vera e propria porta verso il deserto, immersa in un grande palmeto rigoglioso. Ci vollero altre due ore per giungere alla strabiliante città di Matmata, dove avevamo programmato una sosta per visitare le insolite abitazioni troglodite. Attraversammo qualche paesino disperso tra i rilievi. Dalla sommità dei piccoli valichi si potevano osservare scene di vita rurale: donne occupate nel trasporto dell’acqua, pastori che conducevano greggi di capre lungo i sentieri che portavano ai villaggi isolati, agglomerati di basse case color argilla e moschee bianchissime.

case troglodite a Matmata (Tunisia)

case troglodite a Matmata (Tunisia)

Matmata è una piccola città immersa in un paesaggio arido, prevalentemente roccioso, con crateri e crepacci, con un clima torrido quasi insopportabile che ha costretto gli abitanti di un tempo a scavare le proprie abitazioni sottoterra. Arrivammo nel primissimo pomeriggio, sotto un sole caldissimo, per visitare queste strane dimore. Parcheggiata l’auto ci dirigemmo a piedi sulla sommità di quella che sembrava solo una collinetta brulla. Appena giunti in cima ci accorgemmo di essere in realtà sulla sommità di una conca circolare, profonda forse una decina di metri, a strapiombo sul fondo in terra battuta color ocra chiaro. Lungo il perimetro vi erano numerose nicchie scavate nella roccia che fungevano da porte e finestre di rudimentali abitazioni. Le pareti della conca erano dipinte con una fascia di colore più chiaro che rifletteva la luce del sole. Ad un certo punto, da uno degli ingressi scavati nella roccia, uscì una donna che sembrava indaffarata in qualche lavoro domestico. Forse quella dimora era effettivamente ancora abitata. La visita di Matmata proseguì alla ricerca di altre abitazioni troglodite, che trovammo facilmente nei pressi degli economici alberghi della zona. Ne visitammo una all’interno, accompagnati dagli anziani abitanti. Non saprei dire se si trattasse di una messa in scena ad uso turistico, ma la dimora che visitammo era relativamente confortevole e accessoriata: un fresco ingresso che portava alla modesta cucina in pietra, camere da letto abbellite con tappeti, quadri appesi e antiche fotografie sparse ovunque, una zona adibita a magazzino per le provviste dove c’era una piccola mole per macinare i cereali.

Terminata la visita riprendemmo l’auto per dirigerci verso Tataouine, la cittadina un po’ anonima a circa 80 chilometri a sud di Matmata che però è il luogo di partenza ideale per esplorare questa regione  meridionale  caratterizzata dai villaggi berberi in rovina e dagli ksour, i sorprendenti granai fortificati.

Douiret (Tunisia)

Douiret (Tunisia)

Queste costruzioni sono formate da numerose stanze strette (ghorfa) con il soffitto a volta, costruite in pietra e gesso e ricoperte di fango. Le stanze, che possono essere edificate su vari piani, sono dotate di piccole porte in legno che si affacciano su un cortile interno e venivano utilizzate come magazzini per i cereali: i materiali di costruzione e la scarsa umidità del clima permettevano in questo modo la conservazione del cibo per anni. Al cortile interno si poteva accedere unicamente per un unico portone fortificato.

Approfittando della bella luce di metà pomeriggio decidemmo di non fermarci subito a Tataouine ma di proseguire alla volta dello Ksar Ouled Soltane, uno dei più belli di tutta la Tunisia, che si materializzò all’improvviso davanti ai nostri occhi proprio all’imbocco di una curva sulla strada collinosa che stavamo percorrendo. Questo ksar è magnifico: due cortili intorno ai quali sono disposte le ghorfa che raggiungono i quattro piani di altezza. I colori caldi della costruzione si stagliano netti sul cielo blu molto terso e l’insolito profilo curvilineo dello ksar disegna delle bellissime ombreggiature lungo tutto il perimetro. Ci dilungammo un po’ nel cortile salendo anche per le strette scalette che, senza ringhiere, si innalzano ripidamente verso i piani più alti. Era quasi l’imbrunire quando raggiungemmo il nostro hotel a Tataouine.

Chenini (Tunisia)

Chenini (Tunisia)

Il giorno seguente esplorammo i dintorni di Tataouine alla ricerca dei villaggi berberi di montagna. L’antica Douiret, arroccata su una collina arida, ci colpì in modo particolare. Visitammo lo ksar in cima all’altura e la bellissima moschea bianca. Passeggiammo quindi per gli stretti vicoli tra le dimore di roccia, che lasciavano spazio a suggestivi scorci sulla vallata sottostante. Il sole che saturava i colori pastello del villaggio e un bel vento fresco che proveniva dalla pianura, rendevano quel posto ancora più affascinante: inaspettatamente, però, non vi erano che pochi visitatori oltre noi.

Anche la visita a Chenini, una ventina di chilometri a ovest di Tataouine, fu molto interessante. ll vecchio paese si estende lungo il crinale piuttosto ripido di una collina, su una serie di terrazze dove furono scavate direttamente nella roccia le piccole case di una o due stanze. Visitammo qualche ambiente più a valle ma non raggiungemmo la sommità del colle, in quanto molte strutture sono ormai pericolanti.

Moschea dei Sette Dormienti (Tunisia)

Moschea dei Sette Dormienti (Tunisia)

Fu sulla via del ritorno che, accompagnati da uno dei numerosi ragazzini che cercavano di fare da guida ai turisti, scoprimmo un altro posto stupefacente. Lasciata la strada principale, imboccammo a piedi un sentiero che in pochi minuti ci portò ad una minuscola moschea. La vista Moschea dei Sette Dormienti, e degli strani tumuli funerari ai suoi piedi, fu splendida. L’edificio, bianchissimo come se fosse di gesso, era circondato da colline brulle color sabbia e svettava verso il cielo blu macchiato di vaporose nuvole un po’ grigie. Salii sul piccolo minareto percorrendo una angusta e buia scala (si passava appena!) al termine della quale si apriva un bel panorama di bassi rilievi aridi. Ai piedi della moschea si trovano sette tumuli a cupola, lunghi circa cinque metri: è qui che, secondo la leggenda, furono sepolti sette cristiani che si erano rifugiati in una vicina grotta per sfuggire alle persecuzioni romane. La storia narra che in quella grotta i fedeli si addormentarono per quattro secoli, continuando però a crescere fino a raggiungere l’altezza di quattro metri, per risvegliarsi alla fine in una terra ormai dominata dall’Islam, a cui si convertirono prima di morire ed essere seppelliti nei lunghi tumuli. Visitammo anche la piccola stanza di preghiera della moschea e, dopo aver camminato lungo un sentiero che costeggiava delle vecchie e imponenti mura, ci trovammo in una sorta di fortificazione che ospitava al suo interno un antico frantoio.

Dopo un veloce giro alla ricerca di altri ksour della regione (che però non erano paragonabili allo straordinario Ouled Soltane), ritornammo a Tataouine. Il giorno dopo saremmo riparti per Djerba, l’isola dalle famose spiagge sulle quali, dopo due settimane di viaggio nell’entroterra tunisino, ci saremmo riposati per qualche giorno.

Non sapevo ancora che Djerba, oltre che il mare, aveva molti altri tesori tutti da scoprire.

 

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