Ritorno a Marrakech (Marocco)

Sono passati quasi quindici anni dall’ultima volta che ho visitato Marrakech.

palazzo el Badi (Marrakech, Marocco)

palazzo el Badi (Marrakech, Marocco)

Appena giunto all’aeroporto mi pare subito che ci siano stati molti cambiamenti. La struttura mi sembra molto moderna e alla periferia della città vi sono molti edifici nuovi. Il caos è un po’ sempre lo stesso, così come i numerosi petit taxi, con i guidatori che aspettano i turisti praticamente ad ogni incrocio. E’ rimasta anche la stessa “tradizione” di dover contrattare su tutto, in primo luogo proprio sulla corsa in auto fino al nostro alberghetto che si trova nella parte vecchia della città, a pochi passi dal palazzo el Badi. E così divido per tre l’importo inizialmente chiesto dal tassista e, al termine di una velocissima serie di rilanci, ci accordiamo per una tariffa pari alla metà di quella originaria. So perfettamente che pagherò il taxi più del dovuto ma siamo stanchi e non vediamo l’ora di passeggiare per il suq alle calde luci del pomeriggio. Mia figlia, di nove anni, è tutta eccitata all’idea di visitare una città che le ho descritto come esotica e piena di cose alquanto curiose per noi occidentali. Siamo a fine dicembre e la temperatura è molto gradevole. Ma purtroppo il sole tramonterà presto e, verso sera, sicuramente farà parecchio fresco.

giardini della Menara (Marrakech, Marocco)

giardini della Menara (Marrakech, Marocco)

Girando con il taxi è evidente che Marrakech, dalla nostra ultima visita, si è ammodernata molto. Il cuore della città nuova è costituito da grandi viali alberati, con grandi edifici color sabbia che si affacciano sulle arterie trafficate. Ci sono molti negozi moderni, catene di fast food, insegne luminose. Anche la pulizia, specie nelle zone più defilate, sembra nettamente migliorata, così come la qualità delle strade e, tutto sommato, anche il traffico che pare più ordinato e scorrevole. Non vedo per il momento gli onnipresenti poliziotti in motocicletta che, nel nostro precedente viaggio, avevano creato non poche difficoltà in un paio di occasioni quando ci fermarono inventandosi alcune infrazioni stradali che non avevo in alcun modo commesso. Arriviamo infine alla parte vecchia: man mano che ci avviciniamo tutto ritorna in mente con grande nitidezza. Ecco il Palazzo Reale, i muraglioni ocra della città con le montagne dell’Atlante un pelo innevate sullo sfondo, le palme. Pare impossibile che sia trascorso tutto questo tempo… Il nostro albergo è magnifico: una casa tradizionale molto curata, con una piccola fontana d’acqua azzurra al centro del cortile interno su cui si affacciano le balconate su tre livelli.

vista sulla Koutoubia (Marrakech, Marocco)

vista sulla Koutoubia (Marrakech, Marocco)

Noi siamo al secondo piano, in una stanza da cui si accede da una piccola porta di legno massiccio intarsiato. Stiamo in albergo solo il tempo per conoscere il proprietario, per bere il consueto te alla menta, e per lasciare i bagagli. Poco dopo siamo già alla volta del suq. Come detto il nostro hotel è a pochi passi dal Palazzo el Badi. Pensavo di non ricordarmi più niente di Marrakeck ma appena incontriamo le imponenti e decrepite mura dell’antico palazzo sulla cui sommità vi sono le solite gigantesche cicogne, mi rammento esattamente la planimetria della città. Mi ricordo la bab sotto cui passare per immettersi nella strada coperta che conduce al suq e dal suq fino alla piazza Jemaa el Fna. Mia figlia sembra proprio a suo agio. Comincia a osservare i negozietti nella medina, molto più pulita di quanto mi ricordassi. Lei non può sapere del cambiamento ma io me ne accorgo: la medina sembra un po’ trasformata e forse ha perso un po’ di autenticità tanto che i negozi espongono quasi tutti prodotti rivolti a turisti: borse, spillette, braccialetti, coloratissime targhe di metallo con le scritte in arabo o francese. Raggiungiamo Jemaa el Fna nel tardo pomeriggio, ed è di nuovo un deja vu. La piazza è gremita esattamente come mi ricordavo: ci sono i soliti chioschetti dei succhi di frutta, gli acrobati, le scimmiette, gli incantatori di serpenti.

palazzo Bahia (Marrakech, Marocco)

palazzo Bahia (Marrakech, Marocco)

C’è perfino uno tizio con vestiti bizzarri, che se ne sta seduto vicino ad un tavolino sul quale sono accatastati centinaia di denti (penso in plastica) pronti per essere montati in qualche dentiera. Dietro a questo strano signore c’è una giovane ragazza che regge un ombrello parasole. Poco oltre ecco che si staglia contro sole la sagoma della grande Koutoubia nei pressi della quale se ne sta seduta una moltitudine di giovani, coppiette, gruppi di amici, studenti, che si riposano alla calda luce del sole calante. Decidiamo di cenare in piazza. So già che non si mangerà bene, anzi, ma starsene al tramonto osservando la Jemaa el Fna, sempre più gremita, da sopra le balconate del Cafè de France (mi pare alquanto decaduto) non ha prezzo. A Marrakech trascorriamo quattro giorni pieni, due dei quali destinati alla città, uno per visitare Essaouira e un altro per qualche escursione in macchina nelle zone montagnose circostanti. Il tempo vola. Durante il nostro soggiorno visitiamo un palazzo el Badi completamente deserto. Non c’è praticamente nessuno in quel luogo diroccato dove, ai lati delle grandi vasche vuote (strano: anche di inverno come in estate sono sempre vuote…), ci sono verdeggianti aranceti, muraglioni, torrette sulle quali le cicogne se ne stanno guardinghe come tante sentinelle. Palazzo Bahia è senz’altro più affascinante: ricordavo perfettamente le decorazioni multicolori del cortile principale, il raccolto e lussureggiante giardinetto coperto, gli ambienti dagli stucchi elaborati, le porte di legno finemente intarsiate.

tombe Saadiane (Marrakech, Marocco)

tombe Saadiane (Marrakech, Marocco)

Ci fermiamo nel cortile più interno dove il sole cocente ci riscalda il viso fin quasi a bruciare. Visitiamo la medina più e più volte, percorrendo viette sempre diverse fino alla medersa di ben Youssef, con i magnifici chiaroscuri del suo cortile, fino ai luoghi più a nord dove gli edifici si fanno molto più modesti e i turisti più rari. Sono luoghi più poveri, dove la gente cammina faticosamente tra strade strette, molte volte occupate da carretti, cantieri edili ed altri intralci. Ad un certo punto su una strettoia letteralmente ci fermiamo per una buona mezz’ora: non c’è spazio per passare e si è creato un ingorgo di pedoni quasi si trattasse di una tangenziale. E’ qui che si evidenzia l’aspetto di Marrakech che mi piace di meno: quello dei finti favori, del cercar sempre di spillare soldi ai turisti pensando che tutti siano ricchi, ignoranti e sprovveduti. E così la semplice consultazione di una cartina si trasforma nella perfetta occasione, per un losco tipo, di seguirci contro la nostra volontà fino alla conceria che stavamo cercando e quindi di invitarci (precisando “gratuitamente”) ad una breve visita di un paio di minuti alle vasche con successiva animata discussione del proprietario che pretendeva, al termine del “tour”, la delirante somma di trenta euro che ci guardammo bene dal pagare. Più tranquillo il complesso dei Giardini della Menara, con la sua grande vasca ben osservabile dalla balconata sul lato sud immersa in un rigoglioso palmeto, ritrovo di molti giovani, e la lunga passeggiata per la città nuova dalla stazione degli autobus fino alla Koutoubia, traversando il vialetto dove sostano i calessi con i cavalli. La fine del viaggio arriva prestissimo. C’è però ancora del tempo per visitare le Tombe Saadiane, in quel complesso archiettetonico con fregi e stucchi meravigliosi, e di perdersi tra le stradine sonnacchiose e un po’ misteriose della Kasba, fino alla Bab Rab.

Medine, piazze animate, mederse, antichi palazzi, montagne innevate, mura imponenti, giardini, scimmie, serpenti, palme e moschee. Marrakech è veramente unica.

Link utili:

Unesco World Heritage – scheda

 

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