Arrivammo a Postumia in una giornata di fine marzo. La piccola piazza principale è circondata da alcuni edifici, dalle facciate bianche e dai tetti spioventi, e da alcuni alberghi. Sotto un cielo plumbeo sventolava una bandiera mossa da un vento teso e gelido proveniente da nord. Non sembrava certo di essere in primavera. Osservai la bandiera di questa cittadina del Carso: un’aquila coronata collocata sopra quello che sembrava un serpentello annodato. Si trattava invece di un proteo (proteus anguinus) stilizzato, uno stranissimo anfibio che vive, completamente al buio, nei profondi anfratti delle grotte che hanno reso famosa questa regione.
La nevicata iniziò poco dopo. Una nevicata intensa, furiosa, con grandi fiocchi mossi da raffiche di tramontana, che in poco tempo coprirono tutto. Pensai nuovamente che sul basso altopiano il primo giorno di primavera certo non era dei migliori: sembrava piuttosto di essere nel bel mezzo di un inverno in qualche sperduta località alpina di alta quota.
La mattina seguente il vento era calato un po’ ma faceva ancora freddo e il cielo non prometteva niente di buono. Tuttavia le strade erano state pulite e l’abbondate neve caduta durante tutta la notte era stata accumulata ai lati delle strade: così non ci fu alcun problema a raggiungere il vicino ingresso delle caverne. Le Grotte di Postumia sono tra le più grandi e visitate d’Europa. Sicuramente spettacolari, con imponenti “sale” dalle cui volte calano stalattiti lucide di vari colori. Il primo tratto della visita guidata si trascorre viaggiando su un piccolo trenino scoperto che conduce verso i luoghi visitabili più interni. Il tragitto non è brevissimo e si riesce a rimirare bellissimi scorci degli antri, con numerose colonne formate dalle congiunzioni di stalattiti e stalagmiti. Le colonne, umide e luccicanti, hanno tonalità differenti a seconda dei sali e dei metalli disciolti nelle goccioline d’acqua che nel corso dei millenni hanno formato queste straordinarie sculture naturali, alcune di dimensioni veramente ragguardevoli. E così su una dominante bianca del carbonato di calcio si potevano osservare i riflessi rosso scuro del ferro, quelli verdastri del rame o quelli più scuri dello zinco. Scesi dal trenino iniziammo un percorso a piedi di circa tre quarti d’ora.
Camminammo nella semioscurità in numerose “camere”, ricche di concrezioni, pozze d’acqua illuminate e strani minerali. Mi lasciai sfilare dagli altri componenti del gruppo e rimasi volutamente un po’ indietro per provare la sensazione di trovarmi solo, in quell’ambiente umido e buio, passando attraverso scenari che sembravano essere l’anticamera di qualche girone dantesco. Le cavità sono davvero imponenti e solo una piccola parte è visitabile percorrendo un paio di chilometri lungo una facile via ben segnata. Terminata la visita ci dirigemmo verso la Grotta del Proteo, una specie di vivaio allestito in una caverna dove, quasi al buio, si possono osservare alcuni esemplari della fauna rinvenuta in questi anfratti profondi, tenuti in piccole vetrine. Si tratta in realtà di qualche piccolo ragno, alcuni coleotteri appena visibili nella penombra di quell’ambiente, altri insetti e crostacei. Ma nella grotta si possono vedere anche alcuni esemplari dell’anfibio che, vero simbolo, compare sulla bandiera della città. I piccoli protei, rosati, privi di occhi, nuotavano placidi e sinuosi in quell’acqua nera e fredda, agitando la lunga coda. Questi piccoli esseri sono veramente curiosi. Si tratta di una specie rara (localizzata sono in alcune zone del Carso) e difficile da osservare anche per il tipo di habitat in cui vive (grotte quasi inaccessibili a ridosso del corso di fiumi sotterranei).
Usciti dalla caverna del proteo ci trovammo nuovamente nel bel mezzo di una nevicata fuori stagione. Ancora una volta il vento freddo che proveniva dal nord alzava un turbinio di fiocchi compatti tutto intorno. E così il Castello di Predjama, che comparve dopo aver percorso il tragitto in salita che inizia poco dopo il sito naturalistico, sembrò ancora più austero sotto quell’insolito cielo plumbeo di fine marzo. La fortezza, quasi incastonata sull’aspro costone della montagna, era avvolta da una cornice di alberi verdi spolverati di bianco e di scure rocce aguzze a strapiombo sulla scarpata.
Links utili:
Grotte di Postumia – Home page
(1019 views)