3 novembre 2013.
Raggiunsi per l’ultima volta Durbar Square con il sole che riscaldava la grande piazza straripante di gente.
Lungo tutto il perimetro dei tre templi principali erano state sistemate molte stuoie ricoperte di frutti, di ortaggi, di spezie, di polveri colorate e di fiori arancioni. Anche a Durbar Square, e nei quartieri meridionali in direzione Ilachen, ogni giorno si tiene infatti un affollato mercato. Notai che i banchetti di frutta erano gestiti il più delle volte da donne, sia giovani che anziane, che aspettavano i clienti sedute per terra o sulle gradinate dei templi. Di fronte al bianchissimo palazzo Gaddhi Baithak erano parcheggiati i risciò in caccia di turisti.
A est, come di consueto, Basantapur Square era per metà occupata dai venditori di ciotole di metallo, statuine, monili e campane tibetane. Salii sulle gradinate del grande tempio Maju Deval per osservare tutta la piazza dall’alto. Una folla di persone e di motociclette stava sfilando per gli strettissimi passaggi liberi tra un banchetto e l’altro. Sul lato in direzione di Basantapur Square, sopra un piccolo palco e davanti ad un pubblico di pochissime persone un po’ distratte, si stava esibendo un gruppo di giovani studenti che cantava per protestare contro la corruzione dilagante della classe politica. Sulla sommità dei tre templi principali erano state collocate numerose casse acustiche dalle quali proveniva una musica distorta ad altissimo volume. Era proprio una confusione totale a cui contribuì anche un corteo elettorale di motociclette sbandieranti che crearono in pochi secondi un ingorgo rumorosissimo proprio al centro della piazza.
Mi diressi ancora una volta all’interno del cortile Kumari Bahal, per rimirare le balconate di legno illuminate dalla luce del sole che creava magnifici chiaroscuri sui rilievi scolpiti. Lanciai un ultimo sguardo alla grande torre di Basantapur che svetta imponente dominando la piazza e con gli occhi carichi di immagini colorate, frastornato dal rumore e dalla confusione, ritornai lentamente verso Thamel. Era già buio quando un sorridente Sanjeev mi accompagnò all’aeroporto.
Durante il breve tragitto mi raccontò, con tono infervorato, alcuni episodi della vita del Buddha chiedendomi, solo alla fine, come avessi trascorso il mio soggiorno in Nepal. In modo inaspettato, a dispetto della confusione e della disorganizzazione apparente che regnava in aeroporto (gli orari dei voli, scritti a mano sopra un biglietto, venivano consegnati allo speaker che, da un tavolino, li leggeva al microfono), partii in perfetto orario in quella fresca notte di novembre.
Pochi istanti dopo il decollo le flebili luci che illuminavano Kathmandu erano già quasi invisibili…
Links utili:
Unesco World Heritage – Scheda della Valle di Kathmandu
(1166 views)