3 novembre 2013.
Ormai il mio viaggio stava volgendo al termine. L’ultimo giorno in Nepal lo avrei trascorso visitando ancora una volta Durbar Square, con il suo vivace mercato mattutino. Uscito dall’albergo mi incamminai verso Tahiti Tole, ripercorrendo la via che la sera prima era completamente illuminata da migliaia di luci sgargianti. Molte persone stavano risistemando gli addobbi floreali arancioni che ornavano le vetrine dei negozi: ci sarebbe stata un’altra notte di festa per le strade di Kathmandu.
Il mio aereo sarebbe partito solo dopo cena: avevo quindi un’intera giornata da trascorrere passeggiando per le vie commerciali e affollate verso Indra Chawk e Asan Tole, che avevo visto solo di sfuggita. Decisi però di fare una breve deviazione per raggiungere un luogo molto curioso.
Il Giardino dei Sogni è un grazioso parco cinto da alte mura che si trova appena fuori da Thamel in direzione Pashupatinath. E’ un giardino molto curato, con soffici tappeti d’erba verdissima, grandi vasche in cui galleggiano le ninfee e con edifici (dove sono stati ricavati tra l’altro un bar e un ristorante) in perfetto stile dell’ottocento europeo. E’ una piccola oasi di tranquillità proprio in mezzo ad una delle zone più caotiche di tutto il Nepal, all’incrocio delle trafficate strade che conducono all’aeroporto e ai quartieri settentrionali della capitale.
Entrando mi sembrò di essere stato trasportato in un altro luogo e in un altro tempo. Il rumore del traffico era un po’ attutito dalle alte mura, coperte da piante rampicanti, e c’era quindi un insolito silenzio. La visita fu alquanto breve, giusto il tempo per compiere un paio di volte il perimetro del giardino all’ombra della vegetazione lussureggiante e per scorgere un simpatico scoiattolo che correva di albero in albero.
Erano circa le dieci del mattino: alzando lo sguardo osservai il solito cielo un po’ grigio a causa dello smog. Pensai a tutte quelle cose che, entrando in quel giardino, sembravano sparite di colpo: alle auto, alle moto, ai risciò, ai clacson sempre in funzione, alla folla, ai mercati, ai mille negozi e a tutti i colori che si incontrano per le vie di Kathmandu. Erano quelle le cose che mi piacevano…
Abbandonai velocemente il riposante Giardino dei Sogni, tutto bianco e verde, e dopo pochi minuti raggiunsi il piccolo e coloratissimo stupa di Tahiti Tole, sotto il quale numerose donne e ragazze erano già all’opera per creare le collane di fiori arancioni per la festa che stava arrivando.
Links utili:
Unesco World Heritage – Scheda della Valle di Kathmandu
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Bravo Ale…sito costruito ad arte. La descrizione dei tuoi viaggi e’ appassionante…una vera guida per “il turista fai da te”. Complimenti!
Grazie mille!!