Ho visitato l’Uzbekistan nell’estate del 2012 durante un viaggio, in solitaria, durato una decina di giorni. Questa regione mi interessava molto. Avevo letto della sua storia millenaria, delle sue architetture particolarissime e uniche, dei suoi paesaggi desertici. L’itinerario prevedeva l’arrivo nella capitale Tashkent e l’immediato imbarco su un volo interno verso Urgench per raggiungere Khiva, la città monumentale più a ovest del paese. Da lì sarei poi ripartito alla volta di Bukhara e di Samarcanda per poi fermarmi un paio di giorni nuovamente nella capitale. Per gli spostamenti avevo deciso di servirmi del taxi, se possibile da condividere con altri viaggiatori indipendenti, e del treno… scelta che si rivelò non molto azzeccata tenuto conto della relativa lentezza dei collegamenti.
L’ingresso nel paese è stato faticoso. Avevo tutti i documenti in regola ma le code all’aeroporto di Taskhent, dove giunsi alle sei di mattina, sono state estenuanti. Una coda molto caotica per ritirare il bagaglio. Una seconda coda, interminabile, per il controllo del passaporto, del contenuto del bagaglio, per il controllo della dichiarazione della valuta e per il controllo di eventuali merci in importazione. Decine di viaggiatori uzbeki che, come me, entravano nel paese provenendo dalla Turchia, avevano letteralmente riempito i carrelli con centinaia di articoli di elettronica (televisori ingombranti, hi-fi, elettrodomestici di tutti i tipi) che i doganieri controllavano minuziosamente.
Impiegai quasi tre ore per uscire dall’aeroporto, altre cinque ore di attesa per il volo interno e altre tre ore per il tragitto Tashkent – Urgench a bordo di un aereo a elica, dove mi fu servito solo un bicchiere d’acqua. Alle sei di sera, dopo oltre ventiquattro ore di viaggio, senza aver cenato, ero già sotto le coperte nella mia accogliente camera d’albergo a Khiva. Dormii un sonno tranquillo per dodici ore consecutive.
Links utili:
Ministry of Foreign Affairs of the Republic of Uzbekistan (Tourism)
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