Kruger Park – Sud Africa

Raggiungemmo il Kruger National Park dopo una tappa avventurosa.

antilope (Kruger Park, Sud Africa)

antilope (Kruger Park, Sud Africa)

Eravamo partiti da Hluhluwe di primo mattino imboccando la grossa arteria stradale N2 che costeggia lo Swaziland e che ci avrebbe condotto all’ingresso sud del grande parco. Fu dopo un centinaio di chilometri che iniziarono i problemi. Davanti a noi comparve una lunghissima coda di autoveicoli e di grandi camion con il motore spento. Notai che dal lato opposto della statale non proveniva alcuna auto ma in quel momento non diedi un gran peso alla cosa perché era ancora molto presto e pensavo che le strade, all’alba, probabilmente erano sempre poco trafficate. Ma quella coda era anomala: lunga decine di chilometri e completamente immobile, tanto che trascorsa mezzora non eravamo avanzati neanche di un metro.

Molti guidatori erano scesi dai loro mezzi e stavano discutendo animatamente tra di loro. Altri approfittavano della sosta per mangiare seduti sul ciglio della carreggiata, altri invece dormivano sui sedili. Non si capiva bene cosa stesse succedendo ma alcuni camionisti, informati da altri colleghi via radio, mi dissero che la coda era lunga forse una cinquantina di chilometri e che alcuni di loro stavano aspettando fermi dalle quattro del mattino. Intanto, in senso opposto, continuava a non passare neppure un’auto.

al Kruger Park (Sud Africa)

al Kruger Park (Sud Africa)

Un po’ preoccupati guardammo la carta stradale, controllando il contachilometri che avevamo azzerato alla partenza da Hluhluwe. Ci rendemmo conto che la deviazione verso la città di Golela probabilmente si trovava a meno di due chilometri dal punto in cui ci trovavamo. Decidemmo allora di proseguire lentamente in contromano per circa dieci minuti e di lasciare definitivamente la statale: per arrivare al Kruger Park la via più breve era attraversare lo Swaziland, il piccolo stato autonomo completamente circondato dal Sud Africa.

Fu una scelta inevitabile ma un po’ incauta. Alla frontiera, deserta, fummo continuamente rimandati da un ufficio all’altro da indolenti funzionari che impiegarono oltre un’ora per rilasciarci il visto di ingresso e la documentazione necessaria per transitare con la nostra autovettura presa a noleggio. Fu un azzardo perché il contratto di noleggio vietava espressamente di introdurre il veicolo in altri stati. Ma non c’era altra scelta.

panorama sulla vallata (Kruger Park, Sud Africa)

panorama sulla vallata (Kruger Park, Sud Africa)

Ci vollero diverse ore per attraversare il regno, un territorio vasto un po’ meno della Slovenia: la pessima condizione delle strade, in alcuni tratti poco più che terra battuta, e la presenza di persone sul ciglio della strada ci consigliarono di procedere a non oltre cinquanta chilometri all’ora. Andavamo lenti anche per non fornire pretesti alla polizia stradale che, se ci avesse fermato, ci avrebbe sicuramente procurato dei fastidi per il fatto che stavamo guidando un veicolo con targa sudafricana non di nostra proprietà.

Appena entrati nello Swaziland fummo letteralmente presi a sassate da un gruppo di bambini che si divertivano a lanciare pietre sulle auto di passaggio. Il resto del tragitto proseguì noiosamente osservando le strade color terra che attraversavano coltivazioni di canna da zucchero delimitate da siepi di boungaville. Anche l’uscita dal paese fu problematica. Alla frontiera fummo bloccati a causa di un errore compiuto (volutamente?) da un funzionario che, sul visto di entrata, aveva riportato il numero di targa sbagliato. Impiegammo quindi un’altra ora tra un ufficio e l’altro, discutendo animatamente con gli impiegati che fingevano di non capire, fino a che i doganieri (ridacchiando tra di loro…) si convinsero che non eravamo contrabbandieri di automobili ma solo turisti in transito, e ci autorizzarono ad oltrepassare la frontiera e rientrare in Sud Africa.

bufali (Kruger Park, Sud Africa)

bufali (Kruger Park, Sud Africa)

Arrivammo al Crocodile Bridge, il gate sud del Kruger Park, nel tardo pomeriggio, e raggiungemmo il nostro alloggio presso lo Skukuza Rest Camp quando il sole stava ormai tramontando. I tre giorni trascorsi al Kruger Park furono magnifici. Il parco, veramente immenso, vasto quanto l’intero Galles, offriva bellissimi paesaggi da osservare. C’erano migliaia di zebre, giraffe, il cui muso spuntava improvvisamente dalla sommità degli alberi, centinaia di elefanti che pigramente trascorrevano ore ed ore nell’acqua fangosa delle innumerevoli pozze. Ed ancora una moltitudine di antilopi, kudu e numerosi impala che brucavano l’erba, sempre pronti a scattare al minimo pericolo. Tra i cespugli vi erano gruppi di babbuini con molti piccoli aggrappati alle madri. Sugli alberi spogli se ne stavano dei curiosi uccelli grigiastri con un enorme becco giallo ricurvo che dava loro un’aria curiosamente severa. Al suolo, intento a beccare, osservammo un bellissimo esemplare di upupa, tutto arancione con le striature bianche e nere.

Il Kruger Park offrì anche bellissimi panorami sempre diversi tra loro. Sulle rive dei molti corsi d’acqua la rigogliosa vegetazione nascondeva la presenza di coccodrilli e serpenti. In alcune zone, delle basse alture offrivano la possibilità di osservare il parco dall’alto. E così vedemmo le zone palustri, le lande aride che si estendevano a perdita d’occhio, le zone cespugliose e verdeggianti (il bush) che rendevano quasi invisibili numerosi branchi di predatori, specie leoni, che scorgemmo da molto lontano con l’ausilio di un potente binocolo.

uccello al Kruger Park (Sud Africa)

uccello al Kruger Park (Sud Africa)

Nel Kruger Park trascorremmo tre notti. Dopo Skukuza ci fermammo all’Olifants Rest Camp e quindi al Bateleur Bushveld Camp, nell’estremo nord. Fu questo l’alloggiamento più suggestivo: un minuscolo campo attrezzato solo con qualche bungalow di legno a ridosso della rete elettrificata, con una piccola veranda sulla cui trave era stata appesa una lampada a petrolio. Al Bateleur ci addormentammo sfiniti osservando le ombre lugubri formate dalla lampada accesa che ondeggiava, cigolando, al vento della notte. Ogni tanto si sentivano alcune scimmie che si rincorrrevano rumorosamente sul tetto. La notte proseguì nel silenzio del bush rotto dal sibilo del vento tra gli alberi e da improvvisi e forti versi di animali, forse grandi bufali o elefanti che ruminavamo tra le fronde a pochi passi dalla rete elettrificata.

L’indomani lasciammo il Kruger Park di primo mattino, dirigendoci verso il gate ovest di Phalaborwa. Le sorprese non erano però finite. Appena imboccata la pista due elefanti improvvisamente attraversarono a gran velocità la strada a pochi metri dalla nostra auto, rischiando di travolgerci. Successivamente ci dovemmo fermare per circa un’ora aspettando che un numeroso gruppo di bufali, che aveva letteralmente invaso la carreggiata, migrasse verso un corso d’acqua lì vicino.

Ma fu a pochi chilometri dal gate che tutto successe.

leonesse (Kruger Park, Sud Africa)

leonesse (Kruger Park, Sud Africa)

Stavamo guidando sulla pista sinuosa in una zona del parco dove non c’erano autovetture. Ad un certo punto imboccai una curva completamente cieca, a ridosso di un alto costone di roccia e a lato di un’area di fitti cespugli, quando improvvisamente fui costretto a frenare di colpo. Davanti ai nostri occhi una scena incredibile. Dopo intere giornate (in vari parchi del Kenya, della Namibia e dello stesso Sud Africa) spese alla ricerca di felini predatori, sempre visti solo di sfuggita o da lontano, ecco che finalmente la fortuna si accorse di noi. Un branco di tre leonesse, regali ed austere, stava avanzando  lentamente sul ciglio della strada, passando a un metro dalla nostra auto.

E un po’ dietro le leonesse, un leone maestoso che ci osservò con noncuranza aldilà del finestrino prima di sparire tra i cespugli.

Links utili:

Kruger National Park Web Site

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